SERIE: Lavender Shores #3
AUTORE: Rosalind Abel
CASA EDITRICE: Quixote Edizioni
GENERE: Contemporaneo
TRADUTTORE: V.B. Morgan
“La Veranda”, il terzo volume della serie “Lavender Shores” di Rosalind Abel, è una storia particolare che narra di un amore che sembrava impossibile nel momento in cui è nato, ma che ha avuto la sua occasione fondamentale dieci anni dopo.
Donovan Carlisle è lo psicologo di Lavender Shores, abituato ad ascoltare sfoghi e confidenze dei suoi concittadini quasi fosse un confessore. Lui stesso ha dovuto ricorrere all’analisi per venire a patti con la sua situazione familiare e il suo passato. Dopo diversi anni e alcuni tentativi falliti, non riesce ancora a instaurare una relazione stabile, considerato che la sua mente e il suo cuore continuano a essere totalmente occupati dall’amore e dall’attrazione che prova per Spencer, il marito di sua sorella Erica.
Spencer Barton era arrivato a Lavender Shores diversi anni prima con l’intenzione di lasciarsi alle spalle la sua famiglia molto religiosa e poco tollerante e i condizionamenti subiti durante l’infanzia e l’adolescenza. Nonostante i tentativi, non era mai riuscito a mettere da parte la vergogna e i sensi di colpa per la propria omosessualità e, dopo aver incontrato Erica Epstein e aver intrecciato con lei una relazione, aveva deciso di sposarla dopo aver scoperto di aspettare un figlio. Spencer era convinto di poter avere una vita considerata normale con una moglie e dei figli e di non essere più gay, ma l’incontro con Donovan, venuto a conoscere il futuro marito di sua sorella, gli aveva fatto crollare questa debole convinzione.
Sono trascorsi dieci anni da quell’incontro, durante i quali Spencer ha cercato di seppellire la sua attrazione segreta per suo cognato e di tenere a bada i suoi impulsi, tentando in ogni modo di essere un marito fedele e un padre amorevole, oltre che un talentuoso avvocato. Dunque, il romanzo prende avvio mostrandoci Donovan e Spencer esattamente dieci anni dopo la prima volta in cui si sono visti: il loro incontro inaspettato a un sex party in cui sono entrambi in maschera, l’occasione per Spencer, che ha appena divorziato e sta finalmente sperimentando la sua sessualità, di avere Donovan per sé almeno una volta, le sensazioni di Donovan che ha riconosciuto suo cognato, ma non sa se lui è stato a sua volta riconosciuto.
Ho amato molto il modo in cui l’autore ha costruito le vicende successive a quell’incontro, il reciproco svelarsi di questi due uomini, le loro fragilità, il tentativo di dare vita a un sentimento che hanno tenuto celato per troppo tempo, dando finalmente sfogo alla loro attrazione con quell’erotismo sensuale e coinvolgente che Rosalind Abel sa esprimere molto bene: «Mi stava toccando. Dopo tutti quegli anni, mi stava finalmente toccando. Sembrava che non fossi in grado di capire a fondo quella nuova realtà, e non importava quante volte mi ripetessi le stesse cose».
È emozionante vedere come entrambi comprendano pian piano quanto il desiderio che hanno dovuto tenere nascosto sia in realtà cresciuto negli anni evolvendosi verso un sentimento speciale nel quale tutti e due si sentono a loro agio come se indossassero finalmente la loro vera pelle: «Lo vidi anche nei suoi occhi; ciò che era cresciuto fra noi nel corso di dieci anni, quella cosa che avevo finto fosse univoca, quella che avevo giurato di ignorare … era molto più di semplice lussuria. Avevo mentito a me stesso al riguardo, e lo sapevo. Ciò su cui non potevo ingannare me stesso, nemmeno per un istante, era la certezza che quello sguardo e quel bacio non sarebbero stati gli ultimi».
Lavender Shores, come sempre, si rivela un luogo incantevole e accogliente, ma quella intimità tra i suoi abitanti si traduce spesso in un’arma a doppio taglio, con le notizie che circolano velocemente e le persone pronte a formulare i propri giudizi taglienti. La relazione tra lo psicologo della città e il cognato che ha appena divorziato è una di quelle notizie che possono creare scalpore e i due uomini cercano di mantenere riservato il proprio rapporto almeno finché non avranno trovato il modo di rivelarsi ai propri familiari. Tenero e dolce è, dunque, il loro impegno nell’iniziare finalmente a vivere il loro rapporto con le fughe a San Francisco in cui possono essere solo Donovan e Spencer: «Eravamo solo due uomini che passavano la serata insieme, due uomini che si erano girati intorno per dieci anni».
Mi ha molto colpito il modo con cui l’autore ha cercato di sottolineare più volte la naturalità del rapporto tra i protagonisti: il fatto di essersi amati, seppure a distanza e di nascosto, per dieci anni ha contributo a rendere normale il loro stare insieme, come se finalmente avessero conquistato la giusta dimensione: «Anche se stare con Spencer era una cosa nuova, sotto molti punti di vista, sembrava una vita del tutto normale. Qualcosa di incredibile ma, al tempo stesso, comune, naturale. E ancora, non sapevo se si trattasse di tutti quegli anni passati a desiderarlo, o se fosse perché lo conoscevo così bene, oppure perché era così che l’amore funzionava. Qualunque cosa fosse, era giusta. Sotto gli strati di desiderio, attrazione e bisogno, sembrava semplicemente giusto»
Il luogo simbolo dell’unione tra i due protagonisti è la veranda, il portico ben curato che circonda la casa di Donovan, in cui i due protagonisti amano sedersi la sera, incuranti di farsi vedere dai passanti e orgogliosi dei sentimenti che provano l’uno per l’altro: «La veranda era splendida, brillava, persino, nella lieve penombra serale. La luce delle lanterne opposte a noi tremava nel riflesso sul legno laccato, e le candele donavano un colore particolare alla cascata di piante lì vicino. Il reticolo sopra le nostre teste e l’ampia ringhiera servivano a creare un luogo protetto e appartato, pur mettendoci in mostra per tutto il mondo. O almeno per tutta Lavender Shores»
“La Veranda” è un romanzo con uno svolgimento più lineare rispetto ai precedenti, ma questo non lo rende meno coinvolgente, grazie all’attenzione riservata allo sviluppo graduale della relazione tra Donovan e Spencer, con le piccole conquiste che li portano a svelare ciò che provano a dispetto di ostacoli e incomprensioni di alcuni familiari: «La cosa che contava non era essere notati, ma il fatto che non avessimo più bisogno di nasconderci». È una storia ricca di dolcezza e sentimenti profondi, capace di suscitare riflessioni importanti sulla necessità di vivere la propria esistenza senza condizionamenti, buttando via i sensi di colpa e lasciandosi andare alle proprie sensazioni: «Quella era la mia accettazione, la mia pace, la mia gioia e il mio conforto. Quello era l’uomo che ero, o almeno uno dei molti aspetti di me, e l’avevo finalmente capito».
VALUTAZIONE: 4,75/5
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