domenica 7 marzo 2021

“Senza di te” di Marley Valentine

TITOLO: Senza di te (Titolo originale: “Without you”)
AUTORE: Marley Valentine
CASA EDITRICE: Quixote Edizioni
GENERE: Contemporaneo
TRADUTTORE: Federica Noto
Una giovane vita spezzata dal cancro, un lutto doloroso che ha devastato una famiglia, un passato che si rivela sempre più opprimente e offusca qualsiasi prospettiva futura. Non appena ho iniziato a leggere “Senza di te” di Marley Valentine, tutti questi elementi mi sono caduti addosso ferendomi come schegge appuntite e lasciandomi una sensazione di oppressione al petto.
Deacon Sutton è a casa dei suoi genitori nel Montana, suo fratello minore Rhett è morto da alcuni giorni per una forma di leucemia mieloide acuta che gli era stata diagnosticata quando aveva solo diciassette anni e che sembrava ormai in remissione, fino a quando, a ventiquattro anni, non si è presentata più devastante di prima, ormai totalmente diffusa. Il funerale è stato celebrato da due giorni e Deacon si aggira sconsolato per casa, consapevole che la sua famiglia non potrà più essere quella di prima, inevitabilmente scossa nel profondo da questo lutto così tremendo. Si avverte, comunque, fin da subito che la sua sensazione di solitudine e il suo sentirsi fuori posto e a disagio hanno radici molto più lontane.
Il ragazzo sta per partire per un lungo viaggio in auto che lo riporterà nella sua casa a Seattle quando sua madre gli chiede di portare a Julian, il compagno di suo fratello, una scatola contenente alcune cose che Rhett aveva lasciato per lui. Deacon vorrebbe quasi rifiutare, ha sempre provato uno strano sentimento di gelosia nei confronti di quel ragazzo, forse perché più benvoluto di lui in famiglia. Ma quando Deacon vede Julian disteso sul letto, quasi esanime e distrutto dal dolore, un sentimento sconosciuto inizia a farsi strada nel suo petto. Lo aiuta a cambiarsi e non gli nega un abbraccio consolatorio prima di andar via: le lacrime salate di entrambi sono una piccola luce che inizia a schiarire il buio che entrambi condividono.
Posso affermare senza indugio di aver amato moltissimo questo romanzo, un percorso sofferto e intenso di due anime, quelle di Deacon e Julian, il cui istinto li conduce verso un graduale avvicinamento, dopo un anno in cui non hanno mai dimenticato quella notte in cui si sono sentiti così vicini nel dolore. Per entrambi non è in gioco soltanto un necessario processo di elaborazione del lutto: sia Deacon che Julian devono riconsiderare il loro passato, comprendere quale impatto ha avuto sul loro presente e guardare con una prospettiva diversa il futuro che li attende. E tutto questo potranno farlo solo con l’aiuto reciproco e grazie ai sentimenti che, contro ogni probabilità e la loro stessa volontà, stanno nascendo tra loro: «L’indipendenza ti mente, ti dice che starai benissimo da solo. Ma non mi ero mai reso conto, fino a quel momento, di quanto la solitudine facesse male».
Marley Valentine mi ha stupito ed emozionato con la sua scrittura limpida e capace di arrivare dritta al cuore, con il suo stile preciso e ricco di suggestioni poetiche, con una tensione emotiva che non mi ha mai abbandonato durante la lettura, facendomi passare dalla malinconia al sorriso, dal dolore alla visione di un amore talmente profondo da superare qualsiasi barriera. Tutto questo senza cedere mai il passo all’angoscia, ma trasmettendo una sensazione di positività tale da rendere giusto ogni avvenimento narrato.
La narrazione mi ha dato una sensazione di completezza che non sempre riesco a provare nei romanzi che mi capita di leggere, coinvolgendomi e portandomi per mano lungo tutte le fasi del percorso di questi due splendidi protagonisti, grazie anche a una profonda introspezione che ha contribuito a renderli reali, veri, come se potessi vivere ogni evoluzione dei lori sentimenti.
I loro percorsi sembravano destinati a non incrociarsi mai quando alcuni anni prima Julian era entrato nella vita della famiglia Sutton come ragazzo di Rhett e Deacon aveva cercato in tutti i modi di evitarlo, ma dopo quella notte in cui sensazioni sconosciute avevano iniziato a far breccia nel cuore di Deacon, i due uomini si erano ritrovati di nuovo in Montana per l’anniversario della morte di Rhett, in uno scontro iniziale divenuto ben presto un reciproco sostegno. Dal quel momento l’autrice inizia a svelarci il loro mondo interiore facendoci amare ogni dinamica, ogni progresso nella guarigione delle loro ferite.
Deacon ha dovuto fare i conti con l’essersi sempre sentito inadeguato, soprattutto per colpa di una madre che non ha mai avuto alcuna gratificazione nei suoi confronti, preferendo sempre il figlio più piccolo Rhett. Tutto questo ha influito sulla sua vita, sulla capacità di relazionarsi con gli altri, sul suo essere scontroso e tenebroso, sempre dedito al suo lavoro, alla gestione dell’officina di meccanico che condivide con il suo miglior amico, frutto del suo grande impegno a seguito del trasferimento a Seattle, l’unica cosa che lo faccia davvero sentire realizzato: «La sicurezza che provo quando lavoro su una di quelle macchine mi trasforma in un uomo che io stesso stento a riconoscere. Concentrato. Con i piedi per terra. Completo». Tutta la rabbia e la delusione di questo ragazzo sono rese in modo talmente vivido che il lettore non può fare a meno di avvertirle: «Vorrei solo urlare. Urlargli contro. Urlare contro tutti loro. E contro nessuno in particolare. Vorrei soltanto scaricare il dolore e la delusione che mi seguono da troppo tempo e smetterla di sentirmi inadeguato ogni volta che sono con la mia famiglia».
Eppure nel momento in cui inizia a interagire con Julian e ad aiutarlo, standogli vicino per poter lenire la sua sofferenza, avverte una gratificazione che pian piano si trasforma in attrazione nei confronti della persona che sta imparando a conoscere, con un sentimento che inevitabilmente lo spaventa: ha sempre dato per scontata la sua eterosessualità, provare un interesse così forte per un uomo è un qualcosa di sconosciuto che fatica a comprendere e vorrebbe negare. In questo frangente l’autrice ci mostra con sapienza che la sessualità non ha etichette predefinite e che qualcosa di davvero giusto va oltre i confini mentali che vengono imposti. Il percorso di Deacon sarà cercare di comprendere tutto questo: «Sento il corpo bruciare a ogni confessione che rivela, e lo odio per questo. Lo odio perché provo le stesse cose, lo odio perché mi rende quasi impossibile allontanarmi da lui. Lo odio mentre mi getto tra le sue braccia, perché so con assoluta certezza che non lo odio affatto».
Julian ha alle spalle un passato di dolore e solitudine che ha avuto inizio già quando era molto piccolo, l’incontro con Rhett gli era apparso come una luce che aveva illuminato la sua esistenza e si era dedicato a lui sacrificando anche se stesso: «Un’infinita successione di speranza e disperazione che mi ha causato ferite così profonde da non credere di poter tornare a una vita normale. Quelle emozioni così violente hanno fatto parte della mia vita così a lungo, da farmi apprezzare un’esistenza di perfezionata monotonia». L’incontro con Deacon, il sentirsi attratto da lui, non solo per il suo aspetto fisico, ma anche per quella gentilezza inaspettata, per quella comprensione reciproca che va oltre la compassione, inizia a scuoterlo da quel limbo privo di emozioni in cui voleva rimanere per non soffrire di nuovo, facendo, tuttavia, emergere i sensi di colpa: «La sua empatia. La sua sincerità. La sua generosità. Tutto questo si sta scavando un posto nel mio petto, un posto che non è il suo e che non dovrei voler cedere così». Il percorso di Julian sarà non solo cercare di elaborare il lutto, ma anche comprendere cosa sia stato l’amore che ha provato per Rhett, come abbia inciso sulla sua giovane vita e cosa significhi un futuro con Deacon: «Il fatto che ti manchi non significa che tu debba sempre essere triste, e se sei felice non vuol dire che tu lo abbia dimenticato».
“Senza di te” è un romanzo splendido che narra con disarmante sincerità di dolore e perdita e di come un amore profondo possa non solo guarire le ferite, ma apparire anche come l’unica meta giusta cui tendere: «Tu sei il battito del mio cuore, il sangue nelle mie vene, la forza nelle mie ossa. Non può funzionare nulla di me, senza di te. E sei hai bisogno che te lo ripeta per ogni maledetto giorno della nostra vita, lo farò perché sei più che abbastanza, per me. Tu sei tutto».

VALUTAZIONE: 5+/5

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