AUTORE: Marcello Fois
CASA EDITRICE: Einaudi
GENERE: Narrativa
“Del dirsi addio” di Marcello Fois è un romanzo complesso che si svolge in gran parte attraverso il filo dei ricordi e dei rimpianti, una disamina appassionata di emozioni, fragilità e contraddizioni umane in cui molteplici storie si intrecciano alla perfezione.
È una narrazione corale affidata a molteplici personaggi, ma in cui prevale la voce di Sergio Striggio, Commissario di Polizia presso Bolzano, un uomo più che trentenne tormentato dai dubbi e dalle inquietudini del passato, che preferisce i silenzi e le frasi non dette e che deve imparare a esprimere e a vivere pienamente i sentimenti che prova.
Sergio deve affrontare un’indagine importante, il caso di un bambino di undici anni scomparso dopo essere uscito a cena con i suoi genitori. Michele Ludovisi è un ragazzino particolare con grandi capacità di apprendimento e diversi problemi relazionali. Tutte le persone che ruotano intorno alla sua vita, tra cui i suoi genitori, Gea e Nicola, potrebbero essere coinvolte. Compito di Sergio è immergersi nella mente di Michele per comprendere le reali ragioni della sua scomparsa e per fare questo, oltre che sugli indizi tradizionali, deve basarsi su un viaggio a ritroso nella propria infanzia e adolescenza in cui riscoprirsi anche lui ragazzino problematico e assillato da un grande desiderio di conoscere le cose.
Con una scrittura di altissima qualità, precisa e ricca di dettagli, capace di trasmettere le immagini di una Bolzano avvolta dalla neve e di indagare in profondità le sensazioni di tutti i personaggi coinvolti, l’autore costruisce una narrazione che si snoda attraverso i quattro elementi, partendo dalla terra, passando dal fuoco e dall’acqua e arrivando fino all’aria che influisce su tutto il resto. È una narrazione che alterna passato e presente, dialoghi fitti e serrati e lunghe riflessioni, ma in cui la tensione emotiva non viene mai meno.
L’indagine si alterna alla storia tra Sergio e Leo, giovane e attraente maestro presso la scuola elementare di Bolzano. L’amore tra i due uomini viene espresso con delicatezza attraverso momenti di struggente poeticità (come dimenticare l’elenco di Sergio di tutto ciò che Leo ama per dimostrare quanto lo conosca fino in fondo?), mostrando la solidità e la sincerità dei rispettivi sentimenti e la loro forte complicità. Non mancano i contrasti derivanti dalla ritrosia di Sergio a uscire allo scoperto, essendo ancora restio ad accettare completamente la propria omosessualità, ma sarà proprio la paura di perdere Leo a convincere Sergio a vivere pienamente quei sentimenti e a riflettere su quanto fondamentale sia la presenza del suo ragazzo nella propria vita: «Davanti al palazzo di Leo si sentì improvvisamente bene. Perché era solo lui, l'ipotesi di lui, che poteva farlo star bene. Anche dopo aver cercato il padre per buona parte del pomeriggio e averlo dovuto riportare nell'unico posto dove non voleva tornare. Era Leo che dava un senso a qualunque gesto che le sue braccia, le sue mani, la sua faccia, potessero fare. Dava un linguaggio alla sua afasia. Un pensiero a quella sua testa vuota».
Vi è, infine, una lunga riflessione sul dolore legato alla perdita dei propri cari, sul modo giusto di accomiatarsi e dire loro addio: Sergio deve affrontare l’arrivo del padre Pietro, con cui ha sempre avuto un rapporto difficile fatto di incomprensioni e contrasti, e soprattutto la notizia della sua malattia che lo spinge a ripensare alle cause della loro frattura e a ripercorrere con la mente la morte di sua madre.
“Del dirsi addio” è un romanzo bellissimo che mi ha regalato emozioni contrastanti e riflessioni profonde, con una storia che si svela poco alla volta in tutta la sua complessità rimettendo in ogni pezzo al proprio posto.
VALUTAZIONE 5/5
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