venerdì 25 settembre 2020

“Da uomo a uomo” di Seth King

TITOLO: Da uomo a uomo (Titolo originale: “Male/Male”) 
AUTORE: Seth King 
CASA EDITRICE: Quixote Edizioni 
GENERE: Contemporaneo 
TRADUTTORE: Alessia Esposito 
“Da uomo a uomo” è un romanzo che non ho difficoltà a definire unico nel panorama del romance male to male, un libro dalle tante sfaccettature e che, pur nella dolcezza di una storia d'amore, non esita a trasmettere messaggi sferzanti senza voler essere a tutti i costi consolatorio. 
Talon Cooper e Alexander Mendes, i due protagonisti, sono espressione di due mondi che appaiono agli antipodi, ma che finiscono per incrociarsi, influenzandosi e migliorandosi a vicenda. 
Talon è uno scrittore in crisi, il suo talento creativo sembra aver subito una battuta d'arresto e i suoi ultimi romanzi hanno avuto un riscontro di pubblico sempre più scarso, persino fra i lettori più affezionati che considerano poco autentiche le storie d'amore da lui narrate. Gli manca quell'ispirazione che lo aveva accompagnato brillantemente all'inizio della sua carriera e si convince che un modo per ritrovare il successo (e i soldi per l'affitto) sia quello di impegnarsi in un nuovo genere, il romance male to male, che sta registrando una crescente popolarità. Il problema è che lui, che si identifica come eterosessuale, non saprebbe come descrivere una storia d'amore tra due uomini. 
L'incontro con Alexander, scrittore omosessuale e attivista molto impegnato nell'ambito della comunità LGBT, dovrebbe consentirgli di ottenere tutte quelle informazioni necessarie per poter scrivere un buon gay romance. In realtà, quell'incontro e la successiva amicizia con Alexander stravolgeranno in meglio la vita di Talon facendogli acquisire nuove consapevolezze circa i suoi sentimenti e la sua sessualità. 
Seth King ha dato vita a un romanzo profondamente introspettivo e denso di riflessioni, quasi un viaggio all'interno delle menti di Talon e Alexander, due protagonisti carismatici che dominano quasi completamente la scena e calamitano l'attenzione del lettore fino alla fine. 
Tenero e malinconico è il modo con cui Talon descrive se stesso, il suo aggrapparsi a quelle che considera certezze circa il suo modo di essere, mentre combatte contro il timore di affrontare sentimenti che aveva inconsapevolmente represso e che riemergono nel momento in cui si ritrova ad essere catturato dal fascino di Alexander: «Sono uno strambo riservato con emozioni intense che ama stare da solo con i propri libri e vive in una casa più disordinata di una in cui vivrebbe un bambino ... Non esattamente materiale per Match.com. E sono anche uno scrittore ... Ho un cuore selvaggio che sa amare solo in modo estremo e in qualche modo troppo, ma non abbastanza, pieno di difetti e colori troppo vividi e strade senza uscite». 
L'autore non esita a mostrare tutte le paure e i tormenti di Talon di fronte alle sue nuove consapevolezze, paure che man mano cedono il posto a un crescente entusiasmo, mentre Alexander lo introduce all'interno della comunità LGBT e gli mostra tanti aspetti che aveva sempre ignorato: «Ero così spaventato, ma il modo in cui ha il controllo della sua diversità mi fa desiderare di essere abbastanza coraggioso da voler prendere le redini della mia diversità. Siamo entrambi giovani e vivi e liberi … cosa abbiamo da perdere? Evoca in me una calma grande come il mondo, accende un uragano che trova posto solo nel mio cuore». 
Alexander è, a sua volta, un personaggio complesso che mostra una visione chiara e precisa di quali siano i problemi e i pregiudizi di cui gli omosessuali devono farsi carico, consapevole dell'impegno che uno scrittore deve affrontare nel caso in cui voglia cimentarsi nella scrittura di una storia d'amore gay che risulti credibile: «“Non fare il martire,” dice. “Non è quello che ho detto. Non sono la polizia artistica, e amo i libri gay. È solo che, se vuoi provarci, probabilmente dovresti informarti. E farlo bene. Farai meglio a imparare cosa vuol dire uscire e non sentirti il benvenuto ogni singolo giorno della tua vita”». 
Alexander nasconde un intenso struggimento interiore, un dolore lacerante legato ai ricordi di un'infanzia in cui ha dovuto subire diverse discriminazioni, cercando in tutti i modi di non farsi sopraffare: «Non poteva dire a un bambino che molte persone là fuori si sarebbero messe contro di me, dal primo all'ultimo momento. Non poteva dire a un bambino che in qualsiasi gruppo di ragazzi, sarei sempre stato spinto in fondo all'ordine sociale … e poi sarei stato calpestato senza pietà». 
È impossibile non provare ammirazione per la capacità di questo ragazzo (nel quale non riesco a non identificare l'autore stesso) di andare avanti nonostante le offese, i pregiudizi, le delusioni ricevute da parte di amanti che lo hanno abbandonato, e di continuare a esprimere attraverso la scrittura una sensibilità unica e il desiderio di amare: «Sai, quando ero molto giovane ho dovuto prendere una decisione: la mia vita faceva schifo, e ho dovuto decidere se volevo farmi affossare o meno. Quindi ho allontanato tutto dalla mia mente e mi sono detto che andava tutto bene. Ho continuato a nuotare. Ho la sensazione che abbiamo tutti due scelte in questo mondo: affondare o nuotare. Ottimismo o pessimismo. Io sono ancora in fase freestyle». 
“Da uomo a uomo” è, dunque, una delicata e poetica storia d'amore in cui l'autore delinea con naturalezza non solo l'evoluzione dei sentimenti tra Talon e Alexander, che stringono un legame sempre più forte, ma anche il percorso di crescita interiore di Talon che, nel tentativo di portare a termine il suo romanzo, vede quella storia scriversi sulla sua pelle e acquisisce una maggior consapevolezza delle proprie sensazioni. Il romanzo è, infine, un importante strumento di protesta contro ogni discriminazione, un modo per far comprendere cosa significhi per la comunità LGBT vivere quotidianamente assurdi pregiudizi per il semplice fatto di essere se stessi: «L'omofobia e il razzismo sono ovviamente due cose molto diverse, ma hanno un'origine comune: l'ignoranza. Il movimento per l'uguaglianza LGBTQ è decenni indietro rispetto ad altri movimenti, La Legge sui diritti civili del 1964 ha reso illegale discriminare qualcuno a causa della razza, cosa ovviamente fantastica … ma non c'è assolutamente nulla per proteggere le persone con diversi orientamenti sessuali o espressioni di genere della stessa cosa» … «Il vostro trofeo è non doversi mai preoccupare di dove andrete o di come vi guarderanno le persone o come reagiranno quando ci arriverete».

VALUTAZIONE 5/5

mercoledì 23 settembre 2020

“Solo per una notte” di Nicolas Bendini

TITOLO: “Solo per una notte” (Titolo originale: “Juste pour une nuit”) 
AUTORE: Nicolas Bendini 
CASA EDITRICE: Playground Syncro/Europa 
GENERE: Narrativa 
Con “Solo per una notte”, uno dei romanzi della collana di narrativa LGBT Syncro/Europa (Playground), ci troviamo a Parigi, nel Liceo Pascal, in cui il diciottenne Mathieu Varenne deve dividersi tra la paura di svelare la propria omosessualità e il desiderio di vivere fino in fondo i propri impulsi naturali. Un giorno, all'uscita da scuola, il ragazzo incontra Goran Klasic, attraente e talentuoso centravanti croato del Paris Saint-Germain, la sua squadra del cuore: il calciatore lo riaccompagna a casa a bordo della sua lussuosa auto e gli chiede addirittura di scambiarsi i numeri di cellulare, un evento che, come pensa Mathieu, “succede solo nei film” e che rimane impresso nei suoi pensieri. 
Mathieu è un ragazzo timido che, anche a causa dei condizionamenti paterni, non può fare a meno di sentirsi antico, soprattutto nel momento in cui si pone a confronto con i suoi compagni. Goran si mostra, invece, almeno in apparenza, arrogante e prepotente, un giocatore di grandi doti, ma la cui carriera è condizionata da un carattere difficile e da frequenti colpi di testa. I due avranno modo di incontrarsi più volte e di instaurare un rapporto piuttosto turbolento e contrastato: «A quella domanda Mathieu si paralizza. Per due giorni non ha fatto altro che immaginarsi dialoghi brillanti, corteggiamenti romantici. Li aveva persino sceneggiati. Ed ora si trova a dover fronteggiare quell'atteggiamento irritante che a volte Goran ha anche sul campo, quando irride gli avversari con qualche tunnel di troppo o quando si ostina a non passare la palla. Stronzo sul campo e stronzo nella vita». 
Più che una storia d'amore, “Solo per una notte” è un racconto di formazione e di acquisizione di maggior consapevolezza della propria sessualità, in cui hanno un ruolo importante i compagni di scuola del giovane parigino, con il loro carico di sentimenti contrastanti, di ingenua generosità, di sfrontato coraggio, di leggera perfidia: il diligente Simon, con cui Mathieu ha le prime esperienze sessuali, il generoso Samuel e la determinata Fatima, che non esitano ad aiutare il loro amico nei momenti di difficoltà e ad accettare la sua sessualità. 
Con una scrittura semplice e senza particolari slanci, dialoghi veloci e incisivi e una buona introspezione, “Solo per una notte” è un romanzo complessivamente gradevole, uno spaccato di reale vita adolescenziale condito con il sogno dell'incontro con il proprio idolo calcistico, un sogno che spesso cela una realtà non propriamente idilliaca, ma che aiuta comunque a realizzare il proprio percorso di crescita interiore. 

VALUTAZIONE: 3,5/5

venerdì 11 settembre 2020

“Diario svedese (con accompagnamento blues)” di Björn Holmgren

TITOLO: “Diario svedese (con accompagnamento blues)” 
AUTORE: Björn Holmgren 
CASA EDITRICE: Playground Syncro/Europa 
GENERE: Narrativa 
“Diario svedese” si colloca nell'ambito del progetto della Playground denominato Syncro/Europa, un marchio editoriale creato con l’obiettivo di pubblicare romanzi a tematica LGBT ambientati in vari paesi dell'Unione europea, storie di giovani impegnati ad affrontare la propria esistenza quotidiana e a vivere la propria omosessualità, tra amori, aspirazioni e contrasti. 
Con questo romanzo ci rechiamo in Svezia, nella moderna Goteborg, in cui Gustav, dirigente di un'azienda di trasporto serio e rigoroso, vedovo e padre di due bambini, di sera si trasforma in Erika, affascinante drag queen dall'aspetto vagamente androgino. 
Lars, giovane autista di tram nell'azienda di Gustav, è un ragazzo dal doloroso passato, segnato dalla presenza di un padre violento e omofobo. Schivo e riservato, di poche parole, Lars ha imparato col tempo a tenere a freno le proprie reazioni, ma quando incontra Gustav a una festa aziendale non riesce a celare l'attrazione che prova nei suoi confronti. 
Il romanzo si caratterizza per una buona scrittura, precisa ed efficace, forse più descrittiva e introspettiva che narrativa. Può essere idealmente suddiviso in due parti;la prima è quella in cui ha inizio la relazione tra Gustav e Lars e in cui emergono con particolare evidenza i rispettivi caratteri e ciò che ciascuno si aspetta da una relazione. 
Lars cerca negli uomini «una virilità delicata, fragile, leggera, naturale», ama l'idea di sentirsi circondato dall'affetto di una vera famiglia e crede di aver trovato in Gustav ciò a cui aspirava. 
Gustav, che ha perso la moglie in un incidente quattro anni prima e ha avuto diverse relazioni con uomini che lo hanno abbandonato, cerca qualcuno di cui fidarsi davvero e Lars potrebbe essere finalmente l'uomo giusto: «Gustav fa una piccola smorfia di disappunto, ma guarda le labbra di Lars, così rosse da sembrare tempera su tela, gli occhi nocciola carichi di pudore e aspettative, e pensa che ogni istante di dispetto è sprecato, che Lars non è altro che una benedizione, un dono», 
La seconda parte della narrazione vede Gustav e Lars, dopo più di un anno, alle prese con una relazione ormai avviata, ma da cui traspaiono alcuni elementi di criticità, che sembrano in qualche modo ostacolare una serenità piena e appagante: «Lars ha sempre l'impressione che tra loro ci sia un sottile filo che li divide e che i loro mondi non riescano a sovrapporsi fino in fondo». 
Gustav continua ad avere un atteggiamento rigido e inflessibile, così sicuro di sé e imponente, e Lars ne è a volte intimidito. Uno spiacevole episodio che vede coinvolto Lars mentre è alla guida del tram fa venire a galla tali incomprensioni, fino all'entrata in scena del giovane neonazista Nils. Questi ostacoli potrebbero determinare la fine della relazione tra Gustav e Lars o favorirne il rafforzamento. 
“Diario svedese” è complessivamente un buon romanzo, con un importante approfondimento psicologico dei protagonisti, in particolare di Lars che nella sua fragilità appare il perno centrale dell'evoluzione narrativa, e in cui viene riservato un discreto ruolo ai personaggi secondari: Amir, il miglior amico di Lars, di origini iraniane, impegnato nella frenetica scoperta della propria sessualità; Darya, madre di Amir, coinvolta nella lotta per l'emancipazione delle donne, materna e comprensiva, di grande sostegno per Lars; i due figli di Gustav, Friedrick e Linus, intimiditi dall'atteggiamento paterno e molto legati al giovane autista. 
Nonostante sia un po' affrettato in alcuni passaggi e nel finale, il romanzo mette comunque in luce numerosi temi, tra cui l'accettazione di sé, la ricerca del proprio posto nel mondo, il desiderio di affetto e famiglia e, soprattutto, mostra le contraddizioni di una società che si schiera dietro il “politicamente corretto”, ma a volte fatica a comprendere davvero le motivazioni dei gesti di ognuno.

VALUTAZIONE 4/5

venerdì 4 settembre 2020

“La statua di sale” di Gore Vidal

TITOLO: “La statua di sale” (Titolo originale: “The City and the Pillar”) 
AUTORE: Gore Vidal 
CASA EDITRICE: Fazi 
GENERE: Narrativa 
TRADUTTORE: Alessandra Osti 
L’ossessiva ricerca di un amore giovanile, un sentimento che inevitabilmente si rivela evanescente e illusorio, è questo ciò spinge Jim Willard, il protagonista del celebre romanzo di Gore Vidal, “La statua di sale” (Fazi 2009), a intraprendere un intenso viaggio nel disperato tentativo di chiudere un cerchio, di ritornare a rivivere il passato. Un peregrinare che si trascina lungo gli anni della giovinezza, che trasforma lo stesso Jim, ancorato agli eventi trascorsi e insensibile alle attenzioni e ai sentimenti altrui, in una statua di sale, con un chiaro riferimento a un episodio biblico: la fuga di Lot e della sua famiglia dalla città di Sodoma distrutta dall'ira divina, l'imprudenza della moglie che, con lo sguardo rivolto all'indietro, alle rovine ormai superate, viene pietrificata. 
Ambientato tra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Quaranta, il romanzo racconta la vita di Jim, un ragazzo della Virginia, appassionato di tennis e insofferente nei confronti dell’ingerenza paterna. Poco più che adolescente, comprende di essere perdutamente innamorato del suo miglior amico Bob, di un anno più grande di lui, ma quel sentimento rimane sepolto nelle sue fantasie per molto tempo. 
Subito dopo la cerimonia di consegna del diploma di Bob, i due ragazzi decidono di trascorrere un fine settimana insieme in una capanna in riva al fiume. È in quell'occasione che i due ragazzi cedono alla passione in un incontro di istinti primordiali, un momento cruciale che segna il destino di Jim e che l’autore descrive con una grande forza espressiva: «Quando i volti si toccarono, Bob sospirò rabbrividendo e strinse forte Jim fra le sue braccia. Ora erano completi, l’uno divenne l’altro, quando i loro corpi si unirono con una violenza primordiale, simile con simile, metallo con magnete, la metà con l’altra metà e il tutto ricomposto». Bob parte il giorno dopo imbarcandosi su una nave per soddisfare il suo desiderio di avventura e da quel momento Jim non lo rivedrà per diversi anni. 
Con questo romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1948, Gore Vidal volle distaccarsi dalle narrazioni di autori che lo avevano preceduto e che si erano limitate a trattare il tema dell’omosessualità in modo stereotipato raccontando di travestiti o di ragazzi solitari in preda a matrimoni infelici. L’autore concentrò la sua attenzione su due ragazzi americani “normali”, due atleti semplicemente attratti dal genere maschile, suscitando grande scalpore e reazioni contrastanti, soprattutto da parte di chi non riusciva ad accettare quella normalità. 
La fluida narrazione, che ripercorre gli incontri e le esperienze di Jim nel corso di sette anni segnati da drammatici eventi storici (il dominio nazista, il secondo conflitto bellico), si avvale di una prosa lineare, in cui l’autore ha inteso eliminare ogni elaborazione rendendola il più possibile dura ed essenziale. Eppure, tale purezza di stile non impedisce di avvertire il pulsare delle emozioni di Jim, il lento percorso interiore, la presa di coscienza del suo essere, tra la rabbia e la paura di non potersi rivelare al mondo, i sentimenti per Bob che continuano a invadere la mente, le sue riflessioni sul futuro e sulla morte durante una grave malattia: «Il sole tiepido lo scaldò. Il sangue scorreva rapido nelle vene. Era consapevole della pienezza della vita. Esisteva nel presente. Questo era abbastanza. E forse negli anni a seguire avrebbe avuto una nuova visione, qualcosa che lo avrebbe aiutato, in qualche modo, a ingannare la realtà del nulla». 
Il lungo girovagare di Jim è una sequenza di incontri, con tre amanti che, pur non riuscendo a carpirne il cuore, ne segnano la crescita umana, figure quasi tragiche, ideali rappresentanti di realtà in apparenza distanti tra loro, ma accomunate dalla incapacità di raggiungere un sereno equilibrio nei rapporti personali e di infrangere il velo di ipocrisia che li soffoca: Ronald Shaw, il superficiale ed egocentrico attore, che gestisce la sua vita drammaticamente come in un perenne film; Paul Sullivan, lo scrittore fallito che ricava piacere dalla sua stessa sconfitta; Maria l’ereditiera sensibile, spesso intrappolata in relazioni impossibili e alla ricerca di una completezza che non riesce mai a raggiungere. 
Un sapore di amarezza e disfatta è ciò che si avverte arrivati al termine. Con “La statua di sale” Gore Vidal ha voluto infrangere l’ideale romantico, condannare chi si rivolge con insistenza al passato, portarlo a scontrarsi con la caduta delle proprie illusioni. Eppure un piccolo spiraglio viene lasciato aperto, l’idea che forse non tutto è stato vano: «Una volta di più fu sulla riva di un fiume, finalmente conscio che lo scopo dei fiumi è di sfociare nel mare. Niente cambia. Eppure nulla di ciò che è, potrà mai essere ciò che è stato. Affascinato, guardò l’acqua infrangersi fredda e scura contro l’isola di pietra. Presto sarebbe andato via». 

VALUTAZIONE: 4,5/5