TITOLO:
“Parole”
(Titolo originale: “Words”)
AUTORE:
John
Inman
CASA
EDITRICE: Dreamspinner
Press
GENERE:
Romantic
Suspense
TRADUTTORE:
Sara
Linda Benatti
Un
killer freddo e spietato, pervaso da un particolare senso di
giustizia; una storia d'amore dolce e intensa che nasce e si sviluppa
attraverso la passione per la scrittura; un mondo letterario che sa
unire e avvolgere con calore i suoi scrittori, lettori, recensori, ma
che deve fronteggiare schegge impazzite che sembrano voler solo
irridere quella passione. Sono questi gli ingredienti di “Parole”
di John Inman, un romanzo avvincente e romantico, pregevole nel suo
stile accurato che lo pone a un livello qualitativo superiore alla
media.
Protagonisti
della storia d'amore sono lo scrittore Milo Cook e il recensore ed
editor Logan Hunter, il luogo del loro incontro una libreria di
Coronado, una penisola nella baia di San Diego in California, lo
scenario di quasi tutta la vicenda narrata. È un momento
particolarmente deprimente per Milo, seduto a un tavolo della
libreria per il firmacopie del suo ultimo romanzo con un deserto di
lettori intorno, un momento che viene rinfrancato dall'arrivo
dell'affascinante Logan, che conosce molto bene le opere di Milo,
avendole recensite favorevolmente nel suo blog, e non lesina
complimenti allo scrittore invitandolo a pranzo. Dall'attrazione
iniziale nasce un legame di amicizia da cui scaturisce un sentimento
sempre più profondo.
Come
ho accennato sopra, un elemento che contraddistingue questo romanzo è
lo stile preciso e accurato che dà vita a una scrittura elegante,
fluida, solida, capace di descrivere in modo suggestivo e poetico i
luoghi che fanno da sfondo alla narrazione, cogliendo i dettagli
importanti senza dilungarsi eccessivamente e intersecandoli con le
sensazioni dei protagonisti:
“Nel
grigiore del crepuscolo, mentre il sole sprofondava oltre
l'orizzonte, la scia infuocata della nave ritornò bianca. Attorno a
loro alla fine cominciò a calare l'oscurità e i lampioni tornarono
in vita, scacciando le ombre. […] In qualsiasi altro giorno, e in
compagnia di chiunque altro, lui avrebbe potuto rammaricarsi di
veder fuggire quelle ombre. Avrebbe potuto apprezzare l'anonimato
che offrivano”.
L'autore
ha cesellato abilmente i protagonisti mostrandoli, attraverso i punti
di vista alternati in terza persona, in tutte le loro sfumature di
carattere: difficile non rimanere colpiti dall'ironia a tratti
pungente di Milo, che spesso viene sovrastata da una dolcezza
disarmante e da un solare ottimismo, nel tentativo di nascondere
un'ansia sociale con cui deve combattere da anni. Allo stesso tempo è
assai improbabile non rimanere conquistati dalla generosità a volte
malinconica di Logan che vuole ricominciare a vivere, ma deve lottare
contro i sensi di colpa verso chi è andato via dalla sua vita. Due
caratteri che si fondono dando vita a un insieme di amore, sostegno
reciproco e dolce e giocosa sensualità.
La
loro vicenda si alterna alle immagini di un inquietante serial killer
nella cui mente lucida e perversa il lettore viene catapultato
attraverso un lungo e contorto peregrinare: questa singolare figura
viene tratteggiata in modo volutamente ambiguo, ma lasciando
trasparire una fredda razionalità quasi disturbante, in una scia di
mistero che accompagna la sua missione purificatrice del mondo
letterario contro chi utilizza le parole in modo distorto. Una
missione che inevitabilmente finisce per aver impatto sulla serenità
di Milo e Logan e di chi li circonda.
Molto
interessante e attuale è la rappresentazione che l'autore dà
dell'ambiente letterario, un luogo di scambio culturale e di incontro
tra persone di età e ceti diversi, uniti dal solo amore per la
lettura:
“Il
gruppo sembrava coprire l'intero spettro sociale, andando dai
danarosi ai poco abbienti, dai giovani agli anziani, e passando per
quelli nel mezzo. Come sempre, era la loro devozione alla lettura ad
averli messi assieme. Lo status sociale non aveva niente a che fare
con quell'interesse. Quello era un aspetto di chi amava i libri che
gli dava sempre speranza per la specie umana”.
Il
punto nodale del romanzo sono, comunque, le “parole”, il modo con
cui vengono usate per giudicare i romanzi letti, quelle recensioni
che a volte possono aiutare lo scrittore a crescere e migliorarsi, ma
altre volte possono ferire profondamente e distruggere intere
carriere. Il messaggio importante che l'autore sembra voler far
trasparire è la necessità del rispetto del lavoro letterario altrui
al di là dei gusti personali. E su questo aspetto i punti di vista
di Milo e Logan convergono nettamente:
(Milo)
- “Nulla
poteva distruggere uno scrittore in maniera più letale di una
cattiva recensione. E alla lettera, in certi casi. Lui sapeva di una
povera anima che aveva bevuto una bottiglia di varechina dopo una
recensione particolarmente crudele, il che, dal suo punto di vista,
era spingere la sensibilità artistica un po’ troppo oltre”
(Logan)
- “Qualcuno
ha messo un sacco di sforzi nel realizzare il libro che stanno
facendo a pezzi, e non ha nessun senso strappare il cuore all'autore
solo perché a un recensore non piace il modo in cui il libro è
stato scritto”
“Parole”
rappresenta, dunque, una perfetta commistione di suspense,
romanticismo, lucida analisi dell'ambiente letterario, in grado di
coinvolgere l'attenzione del lettore fino all'ultima pagina e che si
pone a buon diritto tra le mie letture preferite.
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