domenica 14 febbraio 2021

“Cose che succedono la notte” di Peter Cameron

TITOLO: Cose che succedono la notte 
AUTORE: Peter Cameron 
CASA EDITRICE: Adelphi Edizioni 
GENERE: Narrativa 
TRADUTTORE: Giuseppina Oneto 
Peter Cameron è un autore al quale sono particolarmente affezionato, soprattutto per lo struggente “Un giorno questo dolore ti sarà utile”, un romanzo forte e intenso che mi ha procurato una stretta allo stomaco con quell’adolescente problematico che con la sua irriverenza e le sue riflessioni costringe il lettore a porsi molte domande. 
“Cose che succedono la notte” mi ha, invece, totalmente spiazzato, mostrandomi fin dalle prime pagine uno scrittore diverso da quello che ho imparato a conoscere e ad amare. Eppure questa storia così surreale, sospesa tra atmosfere quasi fiabesche e sensazioni oscure, mi ha incuriosito e coinvolto. 
Il romanzo inizia con il viaggio, ormai giunto al termine, di questa strana coppia senza nome, i cui componenti sono identificati semplicemente come “l’uomo” e “la donna”, “il marito” e “la moglie”, quasi a voler dar loro un’identità astratta. I due coniugi hanno faticosamente raggiunto una località “ai confini del mondo”, una piccola cittadina nel Grande Nord, in cui “l’inverno, in fondo, non era che una notte, una lunga notte seguita da un lungo giorno”. 
Una stazione deserta ricoperta dalla neve e sferzata da un vento gelido, è questa la prima immagine che accoglie questi due viandanti: è evidente il senso di smarrimento di entrambi, la sensazione di scoraggiamento dell’uomo, la prostrazione e il dolore della donna nel momento in cui varcano la soglia dell’albergo in cui alloggeranno nei giorni successivi per realizzare il loro obiettivo. 
Questo enorme edificio si mostra dapprima spettrale e deserto, per poi rivelare la presenza di personaggi particolari che iniziano ad animare il soggiorno dei due protagonisti e a incidere sulle loro esistenze. Nel bar dell’albergo, questa bizzarra isola luminosa, l’uomo incontra lo strano barista che sembra totalmente concentrato sul suo lavoro, salvo poi mostrare reazioni inaspettate, e subito dopo un’anziana signora che suona il piano nella hall e si mostra ben disposta a parlare degli argomenti più svariati e strampalati. Livia Pinheiro – Rima, è questo il suo nome, sembra aver provato numerose esperienze nella sua lunga vita e ha sviluppato una sua concezione filosofico esistenziale con cui sembra voler scuotere l’uomo dalla sua apatia: «Ci sono cose nelle quali mi esercito ogni giorno e una è questa. Ripetendole quotidianamente non le dimenticherò mai. La gente in questo senso si arrende troppo facilmente. Lei, ad esempio». L’uomo rimane davvero sconcertato dalla spontaneità di questa donna così particolare, soprattutto per le sue stoccate a volte ciniche e pessimistiche: «Prima o poi vanno tutti a letto dico bene? Sono cose che succedono la notte. Le persone spariscono, sempre che ci siano mai state. La vita è orrenda, infame, come e più del tempo». 
L’autore ci trascina nella sua narrazione con una scrittura che risulta in alcuni punti evocativa e ricca di suggestioni oniriche, mentre in altri è talmente essenziale da dare l’impressione che i protagonisti siano quasi abbandonati a loro stessi. 
Il fine dei due coniugi è quello di recarsi in orfanotrofio e adottare il bambino da loro scelto: la donna sa di avere poco tempo da vivere a causa di una malattia e vuole che suo marito possa avere un figlio cui dedicare le proprie cure quando la moglie non ci sarà più. È una decisione che può sembrare egoistica, ma che i due coniugi sembrano voler realizzare con determinazione. 
In questo percorso che si snoda lungo sette capitoli, quanti sono i giorni di permanenza in questa fredda località nordica, e che inizia con il buio totale per terminare con un raggio di sole, l’uomo e la donna devono fare i conti con dubbi e angosce, con il dolore della malattia e con nuove consapevolezze. L’impressione è che sia la donna a compiere l’evoluzione più importante nel momento in cui incontra un guaritore che, al posto di una cura miracolosa, sembra mostrarle una visione diversa della propria esistenza. 
L’uomo, invece, si imbatte in un ricco uomo d’affari che di primo impatto si mostra volgare e arrogante, ma che con la sua peculiare fisicità, un erotismo prorompente e una dolcezza inattesa, induce il protagonista a far emergere sensazioni lungamente represse: «Ci imbattiamo regolarmente in queste forme di contatto, pensò, e ci siamo assuefatti. Per questo desideriamo tanto il sesso e ci eccita la violenza: sono le uniche cose che riusciamo ancora a sentire, le uniche che scalfiscono la nostra armatura». 
Il tutto, in ogni caso, appare piuttosto nebuloso: i protagonisti, nei loro cambi di rotta, sembrano in alcuni punti quasi agire in automatico senza una vera e propria introspezione che faccia davvero capire cosa si stia muovendo al loro interno, dando a volte l’impressione di non essere realmente toccati da determinati avvenimenti. Ma probabilmente l’intento dell’autore era proprio quello di rappresentare due anime quasi alla deriva, disorientate e in cerca di una luce. 
Nel complesso, “Cose che succedono la notte” è un buon romanzo, a tratti surreale, a tratti interessante e coinvolgente, che propone diverse riflessioni sull’esistenza umana e induce a interrogarsi sull’autenticità di certi rapporti: «Non ha niente a che fare con l’amore. La gentilezza – che parola orrenda! – la riserviamo a chi non amiamo, a chi non possiamo amare». 

VALUTAZIONE 4/5



venerdì 5 febbraio 2021

Serie “Lavender Shores” di Rosalind Abel (Volumi 1-2)

TITOLO: “La Palizzata”; “Il Giardino” 
SERIE: Lavender Shores #1 #2 
AUTORE: Rosalind Abel 
CASA EDITRICE: Quixote Edizioni 
GENERE: Contemporaneo 
TRADUTTORE: V.B. Morgan 
Lavender Shores è una piccola città della California, poco distante da San Francisco e la sua caratteristica principale è la capacità di accogliere senza discriminare. Le famiglie fondatrici, infatti, si erano poste l’obiettivo di creare una vera e propria roccaforte per la comunità LGBTQ+, oltre che un luogo confortevole ed elegante in cui far prevalere rigidi criteri stilistici per la costruzione delle abitazioni, nonché severe regole di protezione dell’economia locale. Lo scopo principale è, dunque, la tutela del benessere comune, pur non mancando alcuni difetti tipici di una piccola cittadina in cui ognuno sa tutto di tutti. 
È in questo luogo ideale che si svolgono le vicende narrate nella serie “Lavender Shores”, nove libri scritti da Brandon Witt, un autore di grande talento che per l’occasione ha scelto di assumere l’identità di Rosalind Abel e che ha descritto le vicissitudini sentimentali a lieto fine di alcune coppie di uomini, le cui esistenze inevitabilmente gravitano intorno a tale incantevole cittadina. I primi due libri, “La Palizzata” e “Il Giardino” hanno come protagonisti due grandi amici, Andrew Kelly e Gilbert Bryant, ciascuno dei quali riesce a trovare la propria anima gemella in modo inaspettato. 
La Palizzata” è la storia di Andrew Kelly, il ragazzo d’oro di Lavender Shores, un trentenne che incarna pienamente gli ideali della città, nonché membro di una delle più importanti famiglie fondatrici: è profondamente romantico, dolce e affabile, fortemente legato al suo luogo di origine al punto che molte delle sue storie d’amore sono naufragate a causa della sua ferma volontà di non spostarsi verso centri più grandi e affollati. 
Il romanzo prende avvio con l’incontro tra Andrew e Joel Rhodes, un ricco imprenditore di passaggio a Lavender Shores per concludere un affare, ovvero aprire una caffetteria nell’ambito di una delle catene di proprietà dell’azienda di famiglia. L’attenzione di Andrew, intento a festeggiare il compleanno di suo fratello insieme agli altri familiari, viene subito calamitata dagli occhi di quest’uomo così attraente, che non smette di fissarlo mentre ne sta seduto al bancone del bar con fare seducente. 
La passione tra i due uomini scoppia istantaneamente, entrambi convinti che si tratti di un semplice incontro occasionale che dimenticheranno dopo poche ore, soprattutto Joel che non ha alcuna intenzione di intraprendere una relazione stabile. Eppure, le circostanze agiscono in modo da farli incontrare nuovamente nei giorni successivi, favorendo il nascere di sensazioni ed emozioni che entrambi si stupiscono di provare così presto: «Quello non era stato il bacio di un semplice incontro o di una botta e via, quello era stato come “un ci vediamo fra un po’, tesoro”, il tipo di bacio che mi sarebbe piaciuto dargli ogni mattina prima che partisse per andare a lavoro». 
L’autore, attraverso una scrittura accurata ed evocativa, ci avvolge in un’atmosfera densa di suggestioni poetiche. Grande attenzione viene riservata alla descrizione dei luoghi che hanno un particolare significato emotivo per uno dei due protagonisti e che in qualche modo favoriscono l’evoluzione della loro storia. Per Andrew e Joel questo luogo è la “palizzata”, la scogliera ricoperta di fiori di lavanda che sovrasta la spiaggia affacciandosi sull’oceano: «Sembrava un sogno. Il sole del tardo pomeriggio era sospeso in basso nel cielo, che si stava tingendo del giallo intenso dell’inizio del tramonto. Una nebbia si era formata sulla superfice dell’oceano e i fiori viola erano come un tappeto sulle scogliere». 
Questo luogo magico fa da sfondo a un incontro tra anime gemelle che si riconoscono a prima vista e sono destinate a innamorarsi. L’autore non esita a esprimere l’erotismo e la passionalità tra questi due splendidi ragazzi, ma lo fa in modo sublime mettendo in luce le loro sensazioni che si evolvono sempre di più verso una completa sintonia. 
È davvero impossibile non provare affetto per Andrew, avvolto da un’aurea di romanticismo che lo fa sembrare quasi ingenuo e irreale, sebbene non indugi affatto nell’esprimere anche fisicamente ciò che prova, mentre si lascia andare ai sogni che coltiva da sempre: «Il resto del mondo mi piaceva, ma Lavender Shores era nel mio sangue. Quando avevo vent’anni, ero solito sedermi in cima alla palizzata, osservando l’oceano e immaginando l’uomo dei miei sogni venire dalla città per amarmi e dare vita alle mie fantasie di avere una casa, una staccionata fatta a mano, dei bambini e persino un cane. Magari un criceto o due. Anche se da adulto non avevo mai ammesso di essere un tale romantico, mi immaginavo Sandra Bullock in “Practical Magic” intenta a lanciare incantesimi verso le stelle, invocando l’amante perfetto per lei. Io non avevo un incantesimo da usare, così mi limitavo a prendere i petali della lavanda e gettarli giù dalla scogliera, guardandoli cadere ed essere portati via dal vento. Ognuno di quei petali portava con sé una piccola immagine di ciò che speravo sarebbe stato il mio futuro» 
Joel appare all’inizio come un uomo cinico, desideroso solo di avventure di una notte che non lo distolgano dalle sue ambizioni, completamente assorbito dal suo intento di prendere in mano le redini dell’azienda paterna per cui ha lavorato duramente. Il suo ferreo autocontrollo, frutto di anni di severi condizionamenti paterni, comincia, tuttavia, a cedere non appena il suo sguardo si posa su Andrew. Tra i due protagonisti, è quello che compie la maggior evoluzione, mentre si lascia andare a sentimenti così nuovi per lui e comprende che Andrew lo sta aiutando a ritrovare se stesso. «Quella sensazione mi confondeva e mi terrorizzava, come se il suolo stesse tremando sotto i miei piedi, pronto ad aprirsi in due. Sapere che stavo per cadere era terrificante, ma una parte di me, forse quella suicida, voleva buttarcisi a capofitto». Joel dovrà mostrare molto coraggio, soprattutto nel momento in cui alcune verità nascoste rischieranno di fargli perdere per sempre l’unico uomo di cui si sia mai innamorato. 
Questo primo romanzo inizia a farci conoscere e amare quei personaggi che ritroveremo spesso nella serie, tra cui i genitori di Andrew, Robert, eccentrico e generoso, e Debbra, raffinata paladina della sobrietà, oltre al suo miglior amico Gilbert, protagonista del prossimo volume, e alla madre di questi, la spassosa Regina Bryant. 
“La Palizzata” è, quindi, una bellissima storia che ci parla di desideri, anime gemelle e sentimenti profondi, con una dolcezza che non diventa mai stucchevole e un ritmo narrativo coinvolgente che mantiene una certa tensione facendoci arrivare al lieto fine con un sospiro di sollievo. I sogni sono i veri protagonisti, quelli che riescono a rimanere vivi nonostante le continue delusioni e amarezze e alla fine riescono a trionfare: «Quando i tuoi sogni cominciano a diventare realtà, facci caso. Non lasciare che arrivino senza essere notati. La maggior parte della gente, purtroppo, non li vede» 
*** 
La storia narrata all’interno del secondo volume, “Il Giardino”, è sicuramente più complessa e ricca di sfumature rispetto alla precedente. È una storia che vede come protagonisti Gilbert Bryant e Walden Thompson, due giovani spezzati e sofferenti, con alle spalle un passato doloroso che continua a condizionare le loro esistenze e impedisce loro di concedersi la possibilità di una vera relazione sentimentale. 
Gilbert, anche lui membro di una delle famiglie fondatrici di Lavender Shores, dopo un episodio che ha profondamente segnato la sua adolescenza e lo ha indotto in uno stato depressivo tale da richiedere una lunga terapia presso uno psicologo, si abbandona al sesso casuale e frenetico senza intrecciare alcun legame con i ragazzi che incontra, come se non si meritasse alcun tipo di felicità. Fino a quando in palestra non incrocia lo sguardo del bellissimo Walden con cui vive un incontro molto erotico e appassionato. Gilbert, inizialmente convinto che quel giovane sconosciuto fosse uno dei tanti incontri occasionali di cui non avrebbe ricordato nemmeno il volto, non riesce più a toglierselo dalla testa: «Il modo in cui aveva detto il mio nome in mezzo a quelle parole mi colpì. Era come se non volesse permettere a nessun altro di usarlo, a parte me. Mi fece desiderare che non si trattasse del nostro primo e unico incontro, che potessi possederlo ancora e ancora, fino a imparare ogni sfumatura del suo piacere e dei suoi desideri, fino a conoscere ogni parola che potesse eccitarlo e ogni angolazione che lo trasformasse dal ragazzo nervoso e mite che avevo conosciuto all'uomo affamato di sesso che era davvero». 
Walden ha dovuto affrontare la traumatica rottura di una relazione che sembrava procedere serenamente da due anni. L’uomo di cui era innamorato e di cui si fidava ciecamente era in realtà molto diverso da ciò che aveva fatto credere. La disperazione è stata tale da fargli toccare il fondo e il suo tentativo di iniziare a risalire la china è coinciso con l’arrivo a Lavender Shores, il suo sogno fin da bambino, un luogo che gli ha permesso di conciliare la professione di insegnante e la passione per la natura. Tuttavia, Walden ha deciso di chiudere il suo cuore per non soffrire più e di tenersi lontano da chiunque possa procurargli un’altra delusione. Eppure l’incontro con Gilbert inizia poco alla volta a far crollare le sue barriere: «Non ero sicuro di ciò che stavo cercando, cosa ognuno di noi sperasse di trovare, ma ciò che avevo visto era più che sufficiente per me. Nel suo sguardo trovai disperazione; non un sentimento debole, quanto una forte disperazione nei miei confronti, che urlava nel bisogno di me. E quella disperazione combaciava perfettamente con ciò che provavo io per lui» 
L’autore conferma come sempre l’elevata qualità della sua scrittura, precisa, calorosa e avvolgente, capace di rappresentare in modo mirabile la dolcezza e il romanticismo. Ma questa volta la narrazione si fa più intima e introspettiva, fondendo sentimenti profondi, sensualità ed erotismo con una sofferenza che non diviene mai angosciante o morbosa, grazie a una leggerezza pervasa da un tocco di ironia che rende questa storia davvero unica. 
Gilbert e Walden, pur essendo entrambi spezzati e delusi, sono totalmente diversi l’uno dall’altro: Gilbert, sfrontato e sarcastico, affronta ogni situazione con la sua consueta dose di cinismo; Walden, timido e impacciato, mostra una grande determinazione nel riprendere in mano la sua vita. Nonostante cerchino di non cedere alla passione che provano l’uno per l’altro, non possono fare a meno di cercarsi a vicenda e di trascorrere del tempo insieme. Soprattutto Gilbert è convinto di non doversi lasciare andare ai sentimenti che prova, è assalito da dubbi, tormenti e paure, mentre i ricordi del passato sembrano volerlo bloccare, un promemoria costante che gli rammenta che non può far nulla che gli consenta di avere un po’ di felicità. 
Emozionante è il percorso di questi due ragazzi che, pur rimanendo coerenti con il loro carattere, riescono a guardare le rispettive anime e a riconoscere il comune dolore, cercando di trovare sollievo ai propri problemi attraverso l’amore: «C’era uno strano calore nei loro occhi, e la consapevolezza di aver visto l’uno nell’anima dell’altro e di essersi innamorati di ciò che avevano trovato. Io lo avevo fatto con Walden Thompson» 
Anche in questo romanzo viene scelto un luogo simbolico che rappresenta perfettamente l’unione tra i due protagonisti, il giardino della casa di Walden, quella distesa di piante e fiori a cui il giovane si dedica con passione, rendendolo un luogo affascinante e ricco di magia, pur conservando il suo aspetto selvaggio. È un luogo che permette a Walden di creare qualcosa di suo e di staccarsi dalla vita precedente, un luogo che ammalia profondamente Gilbert che in quel giardino si sente a suo agio: «Quel giardino era diverso da qualunque altra cosa avessi mai visto e, anche se si trovava a Lavender Shores, era un luogo a sé stante, fuori dall’influenza della città. Fuori dalle scelte che lì avevo fatto, dalle vite che avevo ferito e da quelle che avevano ferito me». 
Il “Giardino” è, dunque, un romanzo ricco di emozioni, che ci parla di anime tormentate che trovano rifugio l’una nell’altra dopo aver scoperto l’autenticità dei propri sentimenti rispetto a quanto avevano provato in passato: «Non sappiamo perché fossimo stati così convinti che quella roba in polvere fosse cioccolata, ma sappiamo già che non la berremo mai più. Non dopo aver scoperto la vera cioccolata». È un invito a lasciare da parte i tormenti e i rimorsi, a riprendere in mano la propria vita e a credere che possa esserci sempre un’occasione di felicità: «Un giorno arriveremo a credere di meritarci l’un l’altro». 

VALUTAZIONE 
La Palizzata: 4,5/5 
Il Giardino: 5/5